La storia di Chiara e il suo impegno per sconfiggere le leucemie

Bonini Chiara

Ho sempre sognato di fare questo lavoro. L’ispirazione maggiore è arrivata dalla mia famiglia e, in particolare, da mio padre: faceva il medico e mi ha sempre trasmesso, quando tornava a casa da lavoro, la soddisfazione che porta questo mestiere. Così scelsi di diventare medico anch’io. Un medico particolare, però: uno di quelli che fa ricerca in laboratorio e collabora quotidianamente con i colleghi che lavorano nelle corsie di ospedale, nella speranza di sviluppare terapie innovative per alcune delle malattie che ancora oggi sono prive di una cura efficace.

In seguito alla specializzazione in Ematologia, sono partita per andare a Seattle in America, dove ho seguito un programma di ricerca sull’immunoterapia per i linfomi. È stata un’esperienza importante che mi ha permesso di apprendere nuove competenze, fondamentali per la mia carriera successiva. Dopo l’esperienza americana, sono rientrata in Italia perché ho avuto la possibilità di coordinare un laboratorio di ricerca in un centro d’eccellenza come il San Raffaele, con la giusta massa critica di teste e tecnologie necessarie per fare ricerca oggi. Qui ho portato avanti diversi studi che hanno a che fare con il sangue, gli organi che compongono il sistema ematopoietico e le malattie ad esso correlate, come le leucemie.

È recente un importante risultato, frutto della collaborazione tra la mia unità di ricerca, che si occupa della parte di laboratorio, e l’équipe del dottor Fabio Ciceri, che dirige l’Unità operativa di Ematologia e segue la parte clinica, che ha contribuito ad aprire la strada a un nuovo approccio terapeutico per la cura delle leucemie. L’intuizione è stata quella di “sfruttare” il sistema immunitario per indirizzarlo contro il tumore: abbiamo ingegnerizzato geneticamente alcuni tipi di globuli bianchi (per la precisione i linfociti) per istruirli e renderli capaci di riconoscere ed eliminare le cellule malate. I risultati, dopo tanti anni di sforzi, sono stati sorprendenti.

Nonostante richieda pazienza, costanza e tenacia, mi sento privilegiata a svolgere questo mestiere. A volte ci si imbatte in frustrazioni perché i risultati ottenuti non sono quelli sperati, ma accade spesso di trovarsi davanti a delle nuove occasioni perché un dato diverso da quello che ci si aspetta può aprire la strada a nuovi ragionamenti e vie percorribili.

Chiara Bonini