Il nostro primo Natale insieme

Cellule staminali

Quando ci hanno detto che aspettavamo due gemelli, siamo impazziti per la gioia. Non vedevo l’ora di poterli abbracciare. Tutto procedeva per il meglio, fino alla ventiquattresima settimana quando la ginecologa si accorse che qualcosa non andava. Avevo la pancia molto dura, a me sembrava tutto normale, invece rischiavo di partorire da un momento all’altro. Fui ricoverata d’urgenza, riuscii a portare avanti la gravidanza ancora per una settimana ma poi le contrazioni arrivarono inarrestabili. Dopo pochi minuti dalla nascita sia Federico sia Giovanni furono intubati e messi in incubatrice nel reparto di patologia neonatale. Erano due ragnetti di 650 e 670 grammi, molto fragili. I medici non ci hanno mai nascosto l’alto rischio che correvano per essere nati cosi prematuramente. E le complicanze arrivarono per entrambi.

A Giovanni si perforò l’intestino. A una settimana dalla sua nascita fu sottoposto al primo di diversi interventi chirurgici. Fu alimentato per via endovenosa per due mesi per permettere al suo intestino di rimanere a riposo e rinforzarsi. Federico, invece, manifestò problemi respiratori: i suoi polmoni non avevano fatto a tempo a formarsi completamente. I farmaci lo aiutavano ma, appena Giovanni concluse il primo intervento, lui si aggravò e fu portato in sala operatoria. Furono giorni terribili. La sera tornavamo a casa sfiniti giusto il tempo di dormire un po’, senza sapere se il giorno dopo i nostri piccoli ci sarebbero stati ancora.

Ma reagirono entrambi bene. Federico ci mise solo un po’ più di tempo. Quando anche lui fu dimesso, aveva 5 mesi. La bombola dell’ossigeno per aiutarlo a respirare è rimasta nostra compagna per tanto tempo e ancora oggi per sicurezza è sempre accanto al suo lettino. Abbiamo imparato a gestire le possibili emergenze.

La cosa che mai scorderò? La prima volta che ho potuto tenere in braccio i miei bambini. Prima Giovanni appena liberato da tutti i suoi vari tubicini e, subito dopo, lo stesso giorno, Federico, ancora intubato. È stata una gioia enorme. A distanza di circa un mese finalmente avevo potuto provare un’emozione così forte!

Oggi i miei bambini rispecchiano me e Maurizio. Giovanni assomiglia sempre più a lui, forte, vivace, non sta mai fermo, irruento e un po’ matto. Federico ha preso da me, più pacato e riflessivo, gioca molto con le sue mani e osserva con curiosità tutto ciò che lo circonda.

Se non ci fosse stata la ricerca, oggi non ci sarebbero nemmeno i miei bambini. Ed è grazie alla ricerca che possiamo trascorrere il nostro primo Natale a casa tutti insieme. Un Natale intimo, che ci sta dando la consapevolezza di cosa significa “essere una famiglia”.

Anna
 

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