Grazie alla ricerca, sono tornato a parlare, scrivere, camminare...
Ho lavorato per una vita come consulente tecnico per grandi impianti elettrici. Oggi ho 77 anni e sono in pensione, ma ho concluso la mia carriera in un letto di ospedale.
Era settembre di un anno fa, con mia moglie Angela per lavoro mi trovavo in Sardegna, in un grande stabilimento energetico. Durante un sopralluogo mi sono ritrovato a terra, ero caduto, forse inciampando in una pedana, forse per un giramento di testa dovuto al grande caldo. Non posso ricordare, è mia moglie che mi raccontò cosa successe i giorni a seguire.
Angela è stata contattata dai colleghi mentre io venivo trasportato d’urgenza in ospedale. I medici sospettavano un problema cardiaco ma io sentivo che il mio cuore stava bene, avevo solo preso una botta in testa. Non ne volevo sapere di rimanere in ospedale e firmai per andarmene. Il giorno dopo ci imbarcammo per rientrare verso Milano. Ci volle molto tempo prima che ci arrivassi davvero perché quella notte mi sentii ancora male nella cuccetta della nave. Non riuscivo a parlare, avevo confusione mentale e moltissima sonnolenza. All’arrivo a Genova, grazie al medico di bordo, fui nuovamente ricoverato in ospedale. Il piccolo ematoma presente in testa non giustificava il mio stato confusionale e la forte aggressività che avevo anche verso mia moglie. Passai da ospedale a ospedale nel tentativo di capire cosa effettivamente avessi, ma le mie condizioni peggioravano.
Nel corso di quei mesi, ebbi una serie di complicanze: prima l’aumento del liquido nei ventricoli cerebrali che richiese un intervento chirurgico, poi una grave crisi per insufficienza respiratoria dovuta a una polmonite batterica.
Nessuno dei medici che incontrai in tutti quei mesi riteneva che sarei potuto arrivare a raccontare la mia storia. Ma oggi sono qui e voglio finalmente farlo con la mia voce.
Grazie all’interessamento di mio figlio, arrivai al San Raffaele dove iniziai una nuova riabilitazione cognitiva. Avevamo un mese di tempo per capire se quella tecnica con me sarebbe funzionata oppure se sarei stato destinato – come tanti medici mi avevano detto – a rimanere prigioniero in un letto di qualche struttura a lungo degenza. Sono stati mesi terribili anche per i dolori fisici dovuti alla riabilitazione intensiva. Ma la mia testardaggine, la grande forza di volontà, la presenza quotidiana di mia moglie e della mia famiglia e le affettuose cure del mio cane Tequila - che di tanto in tanto mi veniva a trovare - mi hanno aiutato immensamente.
Il 6 dicembre sono stato dimesso. Dopo 10 mesi di permanenza presso l’Ospedale San Raffaele, tra il reparto di Neurochirurgia e il reparto di Riabilitazione Disturbi Neurologici Cognitivi-Motori, il personale era diventato un po’ la mia famiglia. Mi hanno salutato facendomi una bella festa.
Ho ripreso a parlare, scrivere, mangiare da solo e per Natale sono tornato a camminare. La fisioterapia e la riabilitazione cognitiva sono diventate compagne di vita, senza le quali non potrei più stare. I ricordi lontani riaffiorano piano piano. Mi esercito a casa, vado in piscina, faccio passeggiate… il mio obiettivo per il futuro? Tornare a fare lunghe camminate in riva al mare e ricominciare a pescare guardando l’orizzonte.
Alessandro
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